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Vittorio Sgarbi (Critico d'arte)

Vittorio Sgarbi

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Vittorio Sgarbi e Genova: un legame tanto antico quanto consolidato, e divenuto sempre più forte negli ultimi mesi. Il famoso critico d’arte - ma anche personaggio televisivo e politico - è stato nominato, di recente, direttore artistico della Fondazione Pallavicino, e per questo ha notevolmente incrementato le sue visite a Genova. L’ultima lo ha visto protagonista, per due serate, del suo show dedicato a Raffaello, che ha portato al Politeama Genovese con grande successo.

“A Genova vengo spesso - racconta Sgarbi - e noto che ci sono tante idee in campo. La cosa mi fa indubbiamente piacere”. Secondo Sgarbi, la nostra città “può contare sul palazzo delle esposizioni più bello d’Italia, cioè il Palazzo Ducale. Il suo andamento è stato un po’ altalenante, anche per via della vergognosa vicenda dei Modigliani, perché tutto è partito da una perizia assolutamente falsa e il curatore della mostra non c’entrava nulla. Però la città mostra notevoli segnali di ripresa”.

 

Il ruolo nella Fondazione Pallavicino la impegna parecchio.

“Ho accettato volentieri la proposta del principe Pallavicino di aprire il suo palazzo e l’ho aiutato nel percorso per creare la Fondazione. Io credo che queste operazioni siano molto importanti: una persona che apre la sua casa al pubblico, che lascia vedere il suo patrimonio privato, di modo che questo, indirettamente e anche attraverso il sostegno dello Stato, diventi patrimonio della collettività. È questo, in fondo, l’unico modo in cui l’arte può vivere e sopravvivere”.

 

E la città come sta vivendo?

“Dopo il crollo del Ponte Morandi, sono stato contattato dal Governatore Toti, e ho avuto degli incontri con l’assessore regionale Cavo e l’assessore comunale Grosso, con l’intento di fare qualcosa per Genova che fosse da richiamo in senso positivo. Nel frattempo, è andato in porto il discorso della Fondazione Pallavicino. Tra i progetti, ci sono una mostra dedicata a Paolina Bonaparte, in occasione dell’evento sui Rolli, e una scultura dell’artista Livio Scarpella, un talento molto speciale, che ha lavorato per me a Noto. Realizzerà una scultura dedicata a Paganini, per il vostro Teatro Carlo Felice. La Fondazione si occuperà di mostre, di laboratori, di borse di studio per i giovani ma anche di acquisto di opere d’arte”.

 

In una delle sue ultime visite è stato a Palazzo Rosso, come sta andando il riallestimento?

“È un palazzo pieno di meraviglie e, essendo disallestito, ho potuto apprezzare ancora meglio gli affreschi e il mobilio del Settecento. Secondo me va migliorato l’allestimento con un’illuminazione migliore. Poi c’è il bellissimo appartamento del Settecento di Anton Giulio Brignole Sale, che merita un discorso a parte: ha tutti i riferimenti di una vita di passione, di lussuria e di divertimento. È una rivelazione che può diventare ulteriore attrazione per la città. Io credo fortemente che l’arte aiuterà la rinascita di Genova”.

 

Sulla demolizione del Ponte Morandi si è espresso negativamente.

“Secondo me, anche se non voglio far polemica con nessuno, niente è stato più grave della decisione di buttare giù quello che rimaneva, perché si trattava comunque di un monumento all’architettura”.

 

Anche la cucina è arte, secondo lei?

“L’enogastronomia è cultura. Ed è l’unico settore della cultura che di gran lunga ha avuto un miglioramento, anche grazie al lavoro di Carlo Petrini e di Slow Food. Il prestigio della nostra enogastronomia è cresciuto molto, negli ultimi due decenni”.

 

Gli chef sono come artisti?

“Noi dobbiamo resistere ai modelli americani, fatti di toast farciti, hamburger e Cola Cola. E, proprio come per l’arte, conservare e valorizzare il nostro patrimonio culinario. Gli chef lo sanno fare benissimo. In Italia, ad esempio, c’è uno come Bottura che ormai è diventato un’attrazione per gli stranieri illustri. Io ho accostato arte e cibo, ad esempio, attraverso le opere di Caravaggio. Con il cibo, magari riusciremo noi a ‘colonizzare’ gli americani. Abbiamo già il meglio di tutto, di americano non ci serve niente. L’arte, le scarpe e il cibo sono italiani”.

 

Mangia spesso fuori?

“Essendo molto in giro, sì. Ma la cucina migliore rimane quella di casa. Piatto preferito? Gli spaghetti al pomodoro”.

 

E il vino?

“A me piace solo il Lambrusco. Poi assaggio tutti i vini del luogo, quando viaggio, ma in realtà bevo solo il Lambrusco. In generale, comunque, la gastronomia italiana è una sintesi mirabile di quotidianità e qualità, per il semplice fatto che si può mangiare tutti i giorni in maniera diversa, pur mantenendo un livello qualitativo elevato”.

 

Intervista by Alberto Bruzzone.